Dogmi!

Che si tratti di credenti o di non credenti: tutti hanno i loro dogmi nella vita. Che si tratti di fede cristiana o di altra fede: tutte si basano su dogmi. Irremovibili.
C'è però solo un gruppo, solo una fede, una sola Chiesa che ha il coraggio di chiamarli col loro nome. Per la Chiesa Cattolica si chiamano DOGMI. Senza ipocrisie: dogmi.
D-O-G-M-I. Punto.
Sono fissi, immutabili. E servono a tracciare un cammino chiaro, lungo il quale non ci sia il rischio che vengano cambiati strada facendo. Finora infatti, nella maggioranza dei casi, sono stati sigillati quando nella storia sono comparsi gruppi o voci insistenti che volevano confutare ciò che era sempre stato creduto dai cristiani, secondo la formula "creduto da sempre, ovunque e da tutti". Oppure sono stati stabiliti riguardo a questioni complesse dopo lunghissimi studi.



La Chiesa può solo fissare nuovi dogmi, a mano a mano che approfondiamo la conoscenza della Rivelazione (o se ci fosse ancora qualche gruppo che contestasse parti della Rivelazione mettendo in pericolo l'unità), ma non possiamo cancellare o modificare i dogmi già esistenti.
Paradossalmente, ma anche no, in questo modo è accaduto che il gruppo religioso più in grado di cambiare e di adattarsi ai tempi storici è stato (ed è) quello cattolico. I "dogmatici" alla fine sono quelli che dialogano con tutti - e con modalità realmente costruttive.

Solo su basi solide - veritiere e dichiarate al mondo - si può strutturare e ristrutturare un edificio. Ecco perché ci teniamo ai dogmi: per non spostare di un millimetro le nostre fondamenta mentre tutti ci strattonano. Solo se hai una vera identità puoi dialogare e giungere ad accordi stabili con chi ha identità diverse. Anzi: quando sai con certezza chi sei puoi restare fedele perfino quando gli altri tradiscono la parola data.



Ancora sulle verità dogmatiche sentiamo cosa dice Sir Chesterton:

"La mente umana è una macchina per giungere a conclusione; se non può giungere a conclusione si arrugginisce. Quando sentiamo parlare di un uomo troppo intelligente per credere, ci troviamo dinanzi ad una contraddizione in termini: come se sentissimo parlare di un chiodo che è troppo perfetto per poter essere usato a tener fermo un tappeto, o di un catenaccio che è troppo forte per tener chiusa una porta".
(G.K. Chesterton, Eretici, Torino, Lindau, 2010, p. 229).


Papa Giovanni Paolo II in Fides et Ratio (fede e ragione), scrive:
"A questi interrogativi nessuno può sfuggire, né il filosofo né l'uomo comune. Dalla risposta ad essi data dipende una tappa decisiva della ricerca: se sia possibile o meno raggiungere una verità universale e assoluta. Di per sé, ogni verità anche parziale, se è realmente verità, si presenta come universale. Ciò che è vero, deve essere vero per tutti e per sempre. Oltre a questa universalità, tuttavia, l'uomo cerca un assoluto che sia capace di dare risposta e senso a tutta la sua ricerca: qualcosa di ultimo, che si ponga come fondamento di ogni cosa. In altre parole, egli cerca una spiegazione definitiva, un valore supremo, oltre il quale non vi siano né vi possano essere interrogativi o rimandi ulteriori. Le ipotesi possono affascinare, ma non soddisfano. Viene per tutti il momento in cui, lo si ammetta o no, si ha bisogno di ancorare la propria esistenza ad una verità riconosciuta come definitiva, che dia certezza non più sottoposta al dubbio".
(Fides et Ratio paragrafo 27)



Il punto è: chi è in grado di dire che la sua "verità" è quella giusta in assoluto? Tutti possono avere sensazioni, impressioni del "cuore". Tutti possono basarsi su testi di uomini saggi antichi (o moderni) e dire "oh che bello, sembra vero!".
Sì... molti uomini e maestri antichi sono veramente saggi, sono meravigliosi, sono interessanti, profumano di verità, ci possono insegnare molte cose... ma chi ci garantisce che ciò che dicono sia qualcosa di più di una bella favoletta?

La fede cristiana non si basa su un testo.
[nota: il testo infatti l'abbiamo scritto decenni dopo il fatto, quando i testimoni oculari cominciavano ad essere vecchi e dopo la loro morte non avrebbero più potuto predicare di persona].

La fede cristiana non è la fede in un testo scritto. È la fede in una Persona, la quale ci conferma anche la validità dei testi scritti.
(Antico e Nuovo Testamento cioè scritture ebraiche e scritture cristiane - che insieme alla Tradizione Vivente costituiscono la Rivelazione).
La stessa Persona affida alla Chiesa la continuazione della Sua missione sulla terra.

Ma perché ci fidiamo di quella Persona? 
Forse perché Gesù Cristo ha detto tante belle cose? No.
Noi ci fidiamo solo ed esclusivamente perché è risorto.  
È risorto dopo che per un certo periodo (da 1 a 3 anni) ha fatto affermazioni scioccanti per gli ascoltatori dell'epoca: osava dire che era il Figlio di Dio, il Figlio dell'Altissimo. Quindi: o era pazzo o ha detto il vero.
Dopodiché comunque è risorto, anche se alcuni di quelli che l'hanno visto coi loro occhi dopo la Resurrezione hanno avuto dubbi.
[nota: questo dato si può ricavare dai vangeli stessi: non tutti hanno creduto subito in Lui, neanche dopo la resurrezione. Il che è abbastanza realistico: se vedessimo qualcuno pochi giorni dopo il suo funerale... chi di noi crederebbe subito ai suoi stessi occhi?].

Dunque, ecco perché noi cristiani crediamo alle parole di Gesù: perché è risorto dopo che è stato rinchiuso nel sepolcro.
[nota: gli studi storici ci confermano che è stato messo in un sepolcro dopo la morte. Mentre la Resurrezione non può essere confermata/certificata da nessun studio storico in quanto attiene al soprannaturale, cioè un ambito di cui la storia non si occupa. Gli storici attestano solo che i testimoni oculari del Risorto erano sinceri nelle loro affermazioni].

È per questo che le parole di Gesù Cristo valgono più di quelle di tutti gli altri. Valgono perché sono ad un livello superiore a qualunque essere umano.
L'unico modo di confutarLo è dire che non è risorto - il che equivale a dire che non era Figlio di Dio.

San Paolo (aka Shaul) scrive infatti:
"Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede".

Dalla Prima Lettera ai Corinzi, capitolo 15:

"Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che Egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti".






Chiaro, no?

Ci tenevo a scrivere questo post perché mi sembra che oggi questo dettaglio non sia proprio chiarissimo a tutti... e spero di essere stata d'aiuto a qualche lettore in cerca di informazioni sulla nostra Fede.

Shalom,
Pax et bonum,
Francesca Burigotto


"Dobbiamo tornare a parlare del valore dei dogmi, dei quali raramente si sente parlare nella predicazione e nell’omiletica. Si parla molto di “fede”(...) ; ma vien da chiedersi che fede è quella che non si cura di sapere e precisare che cosa dobbiamo credere, e quali sono le verità di fede e chi le stabilisce".
(Padre Giovanni Cavalcoli OP)






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